RECENSIONE DI: RENZO CIVARDI
La pittura di Felisa
C'è nella pittura di Ezio Felisa, nei paesaggi della Milano anni Cinquanta, una politezza di altri tempi.
Il segno sicuro invade la tela con una immediatezza quasi fotografica.
È una pittura la sua che riporta indietro con gli anni: un modo di fotografare la realtà attraverso il diaframma di una coscienza che sa incidere.
Nei paesaggi “nevicate sulla pianura padana” c'è poesia in un'atmosfera da sogno, ma quello che si deve notare sin dal principio è l'interiorità di un sentimento che ne impregna le tele, che nei suoi grigi, nei suoi bruni, nei suoi verdi velati, effonde talora una malinconia sottile.
Indubbiamente l'arte melegnanese ha in Ezio Felisa un esponente di mirabile coerenza contenutistica e cromatica: in una parola un pittore di una inconfondibile personalità.
25/10/2009
RECENSIONE DI: GUIDO OLDANI
Ezio Felisa viene dal mare di acqua e sale per approdare in quello verde d’erba di Lombardia.
La sua pittura intreccia marine ed ulivi, con le imbarcazioni del mare cinese che ha frequentato ma tutto sembra andare, lungo queste linee di fuga, verso un punto di convergenza potentemente simbolico, nell’inverno niveo, che tutto incornicia. Il punto di fuga della sua pittura è un protagonista così umano da diventare un tram. È il veicolo giallo o verde, metallico che sembra quasi un autoblindo; è il mezzo di trasporto tipicamente milanese edito dalle officine ambrosiane nel 1928. Naturalmente vedendo negli scenari pittorici di Felisa questo protagonista sgambettare meccanicamente lungo le rotaie meneghine, il pensiero corre al “tram chiamato desiderio”, che ben officia il suo ruolo nella letteratura occidentale. Così, questo pittore ligure-padano fa decantare a un sobrio tram di primo 900, un’intimità ed una tenerezza spoglia ed efficace della quale abbiamo assolutamente necessità. Gli olii e gli acquerelli di Felisa conducono quindi ad un soggetto. Il materiale metallico del suo tram diventa come un brivido di affettuosità metropolitana, per il tempo nostro, questo, nel quale conduciamo la nostra esistenza a volte un poco malincerta.
RECENSIONE DI: NAZARIO PARDINI
ORDINARIO DI LETTERATURA ITALIANA
Ezio Felisa Il Pittore della Natura
Ho ricevuto un grande dono: un DVD delle opere di Ezio Felisa. Un dispiegarsi di scarti interiori in tatuaggi di un simbolismo naturale di grande impatto umano, emozionante. E poi, con quella musica in sottofondo che li accompagna, e li arpeggia, melodiosa; sì!, melodiosa come la musicalità che sprigionano questi dipinti. La plasticità delle figure, la pluralità delle cromie, e la vivacità allusiva di un panismo esistenziale, che sa, anche, alleggerirsi in figure quasi eteree, fanno di questi quadri una vera narrazione delle vicissitudini umane. Sì!, perché sono tutti in quei colori, in quelle magiche invenzioni di slanci visivi, i nostri subbugli interiori. Ho visto un artista confondersi ad una natura che, generosamente, l’accompagna, rivelando la sensibilità e la complessità della sua anima. Felisa si abbandona ai giochi naturistici, ai loro intarsi, ai loro cieli, ai misteriosi flutti di mari infiniti, ora leggeri come piume, ora impetuosi su scogli logorati. Il suo animo è in fuga. In fuga in questi giochi che lo accolgono pazienti, lo educano al silenzio, e lo impreziosiscono dei loro tramonti, delle loro brezze marine, dei loro rumori, anche; e di quei lievi suoni che riescono a percepire solo i grandi artisti. Ritorna poi il pensiero, ritorna l’immagine, rincasa l’anima, dopo la fuga, in seno al pittore. E lui la trasferisce sulla tela quasi pilotato da tanto incantesimo.
Quei trabucchi, quegli scogli a dirupo, quegli orizzonti tanto infiniti quanto le nostre aspirazioni alla libertà, le distese nivali tutto è umano, tanto umano. Un umano, però, che sa aleggiare per elevarsi all’azzurro. Come, d’altronde, ogni spirito nobile cerca di distaccarsi dal terreno per azzardarsi all’oltre. E tutto si fa poesia.
Felisa non dipinge solo la natura; io direi che dissemina la tela dei suoi ritmi interiori. Non siamo di fronte a semplici rappresentazioni bucolico-paesaggistiche. No! Il pino, il mare, la chiesa, le vele, ogni configurazione non è altro che una parte di interiorità che trova la sua concretezza in quel linguaggio figurato. Un linguaggio che si fa allegorico, estremamente loquace, che sa comunicare con dolcezza, ma anche con grande decisione emotiva.
Affermava Charles Baudelaire, parlando di pittura, che solo gli artisti possiedono il sesto senso. Quello che fa loro percepire i misteriosi messaggi, nascosti ai semplici mortali.
06/02/2013
RECENSIONE DI: SILANOS
Poetica e realismo nel grande gioco della natura
EZIO FELISA è pittore di chiara estrazione impressionista, dalla personalità forte e decisa, dal tratto sicuro e veloce. Ma attento all’essenza delle cose.
Artista figurativo, dalla tavolozza ricca di cromatismi, non trascura al contempo la ricerca del colore e della forma nella rappresentazione della realtà: il tutto genera suggestioni e immagini che catturano per la loro aderenza al “vero”. Sapienti e calibrate visioni d’insieme, paesaggi, marine e Nature morte, evocano immediatamente la poesia di luoghi vissuti, amati e mai dimenticati. Luoghi riprodotti sulla tela con trepidazione e padronanza. Ma anche con sicurezza e sapiente tecnica che evidenziano, non solo l’esatta immagine, ma diventano racconto affascinante e profondamente lirico trasformandolo in realtà emotive, in un viaggio della memoria che si svolge per visioni e intuizioni, ispirate da un grande senso dell’armonia. Il rapporto terra – cielo, spazi interiori della coscienza, richiama atmosfere di meditata intimità con la natura.
Le opere a olio su tela o su tavoletta, spesso di medio o piccolo formato, sia per tecnica, sia per poetica presentano un naturalismo vigoroso e sempre in sintonia con la realtà. L’artista ama dipingere “en plein air”, di conseguenza i suoi paesaggi sono sempre in sintonia con lo spazio e la luce con le sue mutazioni tonali. Approfondisce e capta la luminosa realtà del luogo e, con chiara percezione, riporta sulla tela la bellezza e il metafisico silenzio di angoli superbi per bellezza e ricchi di poesia e ne coglie, nel contempo, il momento magico del dialogo dell’uomo con la natura. Ama e usa il colore verde in tutte le sue infinite sfumature per riprodurre le trasparenze delle acque, di cui la campagna lombarda è ricca, dove si specchiano gli alberi in un movimento dolce che toglie al dipinto una certa fissità rendendolo vivo e quasi palpabile. Un disegno preciso, un innato senso della costruzione sono doti peculiari dell’artista e, come già detto, la ricerca della luce, imprimono alle sue opere un’atmosfera dolce e romantica, che la voce del sentimento strafigura.
Le “Nature morte”, risolte con notevole valore cromatico, sono colme di lirismo e denotano l’amore dell’artista per la natura. La precisa trattazione del soggetto, unita al solido impianto formale, coglie gli aspetti più vivi e luminosi a vantaggio sempre di una personalissima interpretazione intimistica. Nell’opera “La primavera è arrivata” i papaveri recisi, posti in un vaso trasparente, dalle corolle aperte o chiuse o reclinate, paiono in attesa di aprirsi in una danza gioiosa e colorata.
Nell’opera “Le peonie di Antonia”, i magnifici e carnosi fiori mantengono inalterati colori e fragranza e qui vivono la loro eterna giovinezza.
Personaggi, i fiori, che esprimono la bellezza del creato, la poesia della vita che l’artista riproduce sulla tela con sensibilità, maestria e delicatezza.
Nativo di La Spezia, Felisa vive e opera da oltre 30 anni a Melegnano. Ma non dimentica il “suo” mare che immortala in mareggiate imbronciate che si increspano sempre più, mentre all’orizzonte il cielo è greve di nuvole (La mareggiata”). Nell’opera “Mare chiaro” l’orizzonte si fonde con il mare e una leggera brezza ne increspa le onde. Un metafisico silenzio fa da contrappasso alle risonanze cromatiche espresse magistralmente, in equilibrio su quel flebile confine che divide la visione onirica dalla percezione emotiva della realtà.
Le opere di Felisa sono contraddistinte da una tessitura cromatica in particolare nelle marine e nei paesaggi. Risultati di una scelta minuziosa: la luce, che trasferisce con un realismo magico sulla tela, conducendo la trasposizione pittorica in un ambito percettivo degli stati d’animo. Il cromatismo vario e incisivo (vedi le Nature morte), con particolare attenzione alle velature e agli aspetti luminosi pieni di liricità, dove la prospettiva e l’esuberanza del segno definiscono la personalità dell’artista, ne caratterizza lo stile. Sotto il profilo tecnico il pittore possiede a fondo il “mestiere”. Se ne serve per costruire l’opera e con equilibrio nel dominare il colore. Non permette al virtuosismo però di soffocare la spontaneità delle emozioni, mentre il “segno” domina morbido e strutturato con spontanea naturalezza ed equilibrio.